Brevettare un’applicazione software è possibile?

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Massimo Bacci

Scritto da Massimo Bacci

Avvocato esperto in materia di proprietà intellettuale, diritto delle nuove tecnologie e protezione dei dati.

17 Novembre 2018

Brevettare un’applicazione software è possibile?

Brevettare un’applicazione, ovvero un software applicativo, è possibile soltanto quando realizza un effetto tecnico. A tal riguardo, l’EPO (European Patent Office) parla di “computer-implemented inventions“. In questo articolo cercherò di spiegare questo non facile concetto, illustrando alcuni esempi pratici di applicazioni brevettabili.

Per arrivare a comprendere il concetto di “computer-implemented invention“, occorre prima introdurre quello di invenzione. E’ necessario inoltre fornire alcune basilari nozioni sul software ed il suo funzionamento. Mi perdoneranno gli informatici per la semplicità con cui cercherò di spiegare questi concetti.

L’invenzione brevettabile

Il brevetto può essere concesso ad ogni invenzione, in ogni campo della tecnologia, a condizione che essa sia nuova, abbia un carattere inventivo ed applicabilità industriale (art. 52 EPC).

Affinché si possa parlare di invenzione è necessario che essa abbia un “carattere tecnico”. L’invenzione brevettabile è un’insegnamento tecnico indirizzato ad una persona esperta nel ramo su come risolvere un particolare problema tecnico usando un particolare strumento tecnico. Diversamente, le idee in quanto tali, le scoperte, i metodi matematici, finanziari, commerciali etc. non sono delle invenzioni e non possono essere oggetto di brevetto. In parole povere, ciò che rimane nel modo delle idee, che è astratto, che non ha un risvolto tecnico nel mondo materiale non può considerarsi un’invenzione e non può essere brevettato.

Seguendo questo principio, sia la Convenzione sul Brevetto Europeo (EPC), sia l’art. 45 del nostro Codice di proprietà industriale escludono la brevettabilità dei programmi per elaboratori “in quanto tali. È proprio l’aggiunta di “in quanto tali” ad aprire alla possibilità di brevettare un’applicazione software. Infatti, se non si può brevettare un’applicazione che resti puramente astratta e non abbia un effetto materiale tangibile, si può invece brevettare un’app che abbia un effetto tecnico. Vediamo meglio cosa significa introducendo alcune nozioni basilari sul funzionamento del software.

Il software: codice sorgente e codice oggetto

Con il termine software ci si riferisce ad una sequenza ordinata di istruzioni scritte in un linguaggio di programmazione e finalizzate ad implementare un algoritmo, ovvero a realizzare una determinata funzione. Le istruzioni scritte nel linguaggio di programmazione rappresentano il codice sorgente del software. Il codice sorgente è un testo comprensibile da un programmatore che conosca il linguaggio di programmazione in cui è scritto. Con il termine software ci si riferisce però anche alle medesime istruzioni tradotte in linguaggio binario (fatto di 0 ed 1), il quale è comprensibile soltanto dal computer. Si parla in questo caso di codice oggetto o linguaggio macchina.

Per funzionare, il software deve interagire con una macchina che prende il nome di hardware. Il codice sorgente tradotto in codice oggetto, ovvero in un codice binario fatto di 0 e 1, ordina all’hardware l’apertura e la chiusura di determinati circuiti elettrici. Grazie agli impulsi elettrici comandati dal software ed eseguiti dall’hardware, un programma può funzionare. In genere, ne vediamo i risultati sullo schermo di un computer o di un telefonino.

Per brevettare un’app è necessario un “effetto tecnico ulteriore”

Se abbiamo ben compreso i concetti di invenzione e di effetto tecnico spiegati nel primo paragrafo ed il funzionamento del software spiegato nel secondo, una domanda dovrebbe sorgere spontanea. Ma allora un software non ha sempre un effetto tecnico? L’interazione con l’hardware, l’apertura e la chiusura dei circuiti elettrici, la proiezione delle immagini su uno schermo non sono tutti effetti tecnici? Interagendo con l’hardware, un software non esce forse dal mondo delle idee astratte per produrre degli effetti concreti nel mondo materiale?

Se vi siete posti queste domande, avete compreso il concetto di effetto tecnico necessario per brevettare un’applicazione. Peccato però che questo non sia ancora sufficiente. Secondo quanto spiegato dall’European Patent Office, per avere una computer-implemented invention occorre un effetto tecnico ulteriore rispetto alla normale interazione fisica fra il software e l’hardware sul quale viene eseguito.

Alcuni esempi di “computer-implemented inventions

Sono brevettabili tutte quelle invenzioni che hanno un effetto tecnico implementato da un software, ovvero le c.d. “computer-implemented inventions“.

Ad esempio, può essere brevettato un software che controlla il sistema frenante di un’automobile oppure un processo industriale od un sistema di comunicazione a distanza. Si può brevettare un’applicazione che consenta di controllare dal telefono l’allarme della propria abitazione, il sistema di riscaldamento, l’impianto audio etc. Si può brevettare un’applicazione software che riduca la distorsione od il rumore di fondo di una registrazione audio, un traduttore automatico oppure un software che permetta il funzionamento di un navigatore GPS. E’ brevettabile anche il software che fa funzionare il touch screen di un telefono cellulare o quello che gestisce i consumi energetici di un’autovettura. Sono brevettabili inoltre quei programmi che gestiscono il funzionamento interno di un hardware, ad esempio permettendo una migliore organizzazione della memoria del computer.

Non si può invece brevettare un’app che aiuti ad organizzare meglio i compiti della giornata, a compilare la lista della spesa, a organizzare e gestire la vostra dieta etc. Ciò in quanto si tratta di metodi implementati tramite software e non di effetti tecnici.

Ulteriori requisiti per brevettare un’applicazione

Ricordate sempre che l’accertamento dell’effetto tecnico ulteriore è soltanto il primo passo per capire se un’applicazione può essere brevettata o meno. Serve a determinare soltanto se siamo in presenza di un’invenzione oppure no. Affinché l’invenzione possa essere brevettata deve essere inoltre nuova, dotata di altezza inventiva e suscettibile di applicazione industriale. Per comprendere il significato di questi requisiti vi invito a leggere l’articolo “Brevettare un’idea inventiva: requisiti dell’invenzione e domanda“.

Pensate ad un’applicazione per il cellulare che vi permetta di inviare documenti in stampa. L’effetto tecnico ulteriore è presente ma probabilmente non si tratterà di un’invenzione nuova e quindi non potrà essere brevettata.

Con riferimento alle applicazioni software bisogna inoltre fare particolare attenzione all’accertamento dell’altezza inventiva, cioé dell’originalità e non evidenza dell’invenzione. I brevetti software possono infatti contenere sia elementi tecnici che elementi non tecnici. Il requisito dell’altezza inventiva dovrà essere valutato soltanto sugli elementi tecnici. Poniamo ad esempio che un software sia assolutamente originale ed innovativo ma abbia come unico effetto tecnico quello di poter inviare a stampa i documenti generati. Il requisito dell’altezza inventiva, ovvero della non evidenza per un esperto del settore, potrà valutarsi soltanto sulla possibilità di inviare i documenti in stampa e di conseguenza il software non otterrà il brevetto.

Conclusioni

Da questo articolo avrete compreso come brevettare un’applicazione non sia affatto semplice. Per capire se la vostra applicazione ha i requisiti per ottenere un brevetto dovrete rivolgervi e farla analizzare ad un esperto del ramo.

Nell’ipotesi in cui la vostra app non riesca ad ottenere un brevetto, sappiate comunque che ci sono altri modi per proteggere la proprietà intellettuale del software. I software sono infatti protetti dal diritto d’autore, per la cui tutela non sono richieste né registrazioni, né ulteriori formalità. La proprietà intellettuale del software si protegge inoltre mediante le norme a tutela del segreto industriale, della concorrenza e dei marchi. Ma soprattutto, la tutela di un’applicazione software passa necessariamente dalla redazione di buoni contratti (licenza softwaresviluppo software).

Per proteggere nel migliore dei modi la proprietà intellettuale della vostra applicazione software, non esitate a contattare IPRights.

 

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